Ancora
pochi giorni per assaggiare e gustare l’aria del Trieste Film Festival. Anche se
la pioggia sembra aver preso una pausa, non cercate scuse per non venirci a
trovare. Nella baraonda festivaliera potete trovare di tutto e avete la
possibilità di incontrare un po’ tutti. Questo è un buon motivo per esserci.
Tanti sono i registi, attori, produttori che sono venuti a trovare il festival
di Trieste ed è proprio un peccato perderseli, perché non vi è altro modo di
vederli. Presentazioni prima delle proiezioni, incontri con gli autori, incontri
con il pubblico, aperitivi, tutti eventi che hanno sempre maggior successo. Non
ci sono solo attori e registi da incontrare, ma anche tanti appassionati del
festival con cui confrontarsi, andare a cena... Leggetevi il programma nel
link apposito per sapere cosa sono riusciti a portare sugli schermi triestini
gli infaticabili lavoratori dell’alpe adria cinema.
I grandi
appuntamenti cinematografici e musicali del festival. APPUNTAMENTO
IMPERDIBILE PER I CINEFILI VERI. Alle 16.00, al Cinema Ariston, (sezione Lo
schermo triestino2: Tullio Kezich), viene mostrato un film preziosissimo “Il
Terrorista” di Gianfranco De Bosio, con uno splendido Gian Maria Volontè; alle
20.00 “San Michele aveva un gallo” di Paolo e Vittorio Taviani. Il festival
non poteva non ricordare un grande autore che ha contribuito negli anni a
valorizzare e riscoprire: del maestro polacco Jerzy Kawalerowicz, morto soltanto
da pochi giorni, sarà proiettato come evento speciale fuori concorso (ore 15.30
al Cinema Excelsior) “Pociąg” (Il treno della notte) del 1959. Il film ha
ricevuto la menzione speciale per l’attrice Lucyna Winnicka e Premio Evrotecnica
“Georges Méliès” alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia
nel 1959.
In particolare: Alle 22.00 il concerto di Murcof, noto artista
internazionale, di origine messicana, sperimentatore delle nuove frontiere della
musica elettronica, che fonde campionature di musica classica con tracce
digitali, integrando il prodotto sonoro all’immaginario della video-art. Murcof
sarà accompagnato da i xx+xy visuals, artisti visivi che creeranno apposite
composizioni video. Sfoderate il meglio del vostro guardaroba, fatevi belli e
decidete dove dirigervi. I posti del trieste film festival sono tanti: cinema
Excelsior, cinema Ariston, teatro Miela…
Non rischiate di perdere gli
ultimi giorni del festival.
INCONTRI CON GLI AUTORI |
Ieri sera alla sala Excelsior è stato
proiettato in anteprima italiana il “non divertente ma triste” (come è
stato definito dallo stesso regista Csaba Bollòk) film ungherese “Iszka
Utazàsa”( Il viaggio di Iska ). Il regista si è presentato all’incontro
con gli autori presso l’hotel Urban per rispondere alle domande di
pubblico e giornalisti. “Il mio film è basato sulla realtà” - ha
esordito Bollòk – “A parte il rapimento finale, tutto il resto è vero.
E’ basato su una storia che non si puo’ considerare tipica di una
nazione in particolare, può essere considerata una storia di tutto l’est
Europa”. Il regista ha poi parlato della situazione storica su cui è
basato il film: “ La caduta del comunismo e l’avvento di una società
post-industriale hanno portato la perdita di molti posti di lavoro e
difficoltà, per questo si vedono molti bambini per strada”. Protagonista
del film è Mària, una ragazza che vive questa situazione difficile
recuperando rottami di metallo in una discarica. “Ho visto la forza
della ragazzina – continua Bollòk – che riusciva a lottare contro tutto
e tutti: diceva sì alla vita contro un mondo attorno che continuava a
dirle di no”. Il regista racconta poi un aneddoto accaduto al festival
di Sarajevo: “era presente Jeremy Irons, che le ha fatto molti
complimenti per la sua interpretazione. Dopo, in sala stampa, hanno
chiesto a Mària di raccontare qualcosa sulle parole di Irons. Il suono
di questo cognome assomiglia ad una parola che in ungherese ha un
significato negativo: la giovane ragazza allora si è preoccupata che i
giornalisti la stessero rimproverando per qualcosa di sbagliato che
avesse fatto durante le riprese e ci è rimasta molto male”.
E’ presente all’incontro anche la produttrice e attrice del film Agnes
Csere: “conosco Mària da sei anni, non riuscivo più a considerarla
un’attrice, per me era diventata come una figlia. Anche lei infatti
aveva cominciato a chiamarmi mamma”. La Csere continua a parlare della
ragazza con gli occhi pieni di malinconica felicità: “ho ricevuto tre
regali da lei durante le riprese: ho trovato una figlia, un’attrice
molto brava e come produttrice posso dire che ci è costata molto poco
perché non sbagliava mai, non dovevamo mai ripetere le scene”. Bollòk e
Csere hanno anche provato ad adottare le due bambine, Mària e sua
sorella più piccola Rozàlia, ma le bambine hanno voluto interrompere il
processo di adozione perché mancavano loro i genitori e il luogo dove
vivevano. “Mària una volta mi ha chiamato - conclude il regista - per
raccontarmi che stava convivendo col fidanzato e che avevano comprato un
maiale: a voi può sembrare una cosa banale, ma prendere un maiale è un
simbolo molto importante, è un investimento per il futuro, indica
stabilità e speranza”.
Ieri sera alla sala Excelsior è stato il turno anche di due
cortometraggi in concorso. Il primo di questi è “Szalontudo” (Trippa e
cipolle), del regista ungherese Màrton Szirmai che inizia spiegando in
poche parole il senso del suo corto: “ dovremmo imparare a capirci di
più, parlando”. E il fatto che questa frase sia pronunciata da un
regista che ha presentato un corto completamente privo di dialoghi,
provoca una risata dello stesso Szirmai e del numeroso pubblico
presente. In sala arriva anche uno dei protagonisti, Zsolt Anger, attore
professionista a differenza dell’altro che interpreta il clochard :
“Anger è molto affermato in Ungheria - afferma Szirmai - il secondo
attore invece è esordiente, è un direttore di teatro che è stato mio
insegnante alla scuola di cinema”.
Il secondo corto è “Csapàs” (L’affronto): si racconta la storia di un
appassionato di danza che ballando da’ uno schiaffo ad un uomo grosso e
pelato, il quale si arrabbia e incomincia ad inseguirlo. Così il regista
Declan Hannigan: “ E’ stato difficile il momento della sceneggiatura, è
un film molto veloce, è un continuo inseguimento, quindi ho dovuto
programmare ogni singola mossa dei protagonisti”.
Altro corto molto interessante e tutto italiano è stato proiettato in
anteprima assoluta ieri pomeriggio in Sala Azzurra: “Panca Popolare
Italiana”. Il regista Werther Germondari ha inquadrato per sei anni
sempre la stessa panchina, colllocata in Piazza delle Finanze, a Roma:
“quella panchina – le parole del regista – è stata per me la cartina al
tornasole sul mondo. Proprio sotto il mio ufficio. Ho potuto osservare
le migrazioni di vari popoli che si alternavano in quell’albergo a cielo
aperto. Ci son state persone che hanno “abitato” li’ anche per tre mesi.
E la cosa asssurda è che questa panchina si trova proprio dietro il
Ministero del Tesoro!”
Oggi è stato anche il grande giorno di Corso Salani, che ha presentato
al Trieste film festival il suo nuovo progetto “Confini d’Europa”, un
insieme di sei cortometraggi, di cui alcuni in anteprima mondiale,
ambientati in diverse zone dell’Europa, “aree marginali che mostrano una
segreta bellezza, una poetica intima, , di confine appunto”. Corso
Salani, al cui fianco sedeva Fabrizio Grosoli in veste di curatore della
sezione documentari, spiega la scelta del documentario come modo di
esprimersi: “ il documentario per me è come uno sfogo, una necessità
d’amore”. Salani, inoltre, sceglie sempre una “guida” femminile come
protagonista dei suoi film: “Per me è indispensabile parlare di luoghi e
situazioni attraverso la presenza fisica di un personaggio che si
incarichi di vivere al mio posto il ritaglio di vita che sto filmando. E
affidare il mio film ad una donna penso che sia il regalo più bello che
le possa fare.” Poi alcuni spunti tecnici: “nei miei documentari è
fondamentale il montaggio: per me la sceneggiatura avviene per gran
parte in questa fase. Inoltre non ho mai l’esigenza di mettermi in
scena, anche perché sono sempre io che filmo quindi mi risulterebbe
difficile essere sia regista che attore”. Un Corso Salani anche
professore: “ho insegnato anche in Argentina: spiegavo ai ragazzi come
si fa ad ottenere un buon film con i costi ridotti al minimo, ad esempio
usando la pellicola avanzata da altri film”.
Era in programma oggi alle ore 12 l’incontro organizzato dalla CEI (Central
European Initiative) sulle “nuove prospettive del cinema moldavo”. Sono
intervenuti George Agadjanean e Ana-Felicia Scutelnicu, registi, e
Dumitru Marjan, executive producer e coordinatore nazionale del progetto
per la conservazione e valorizzazione del patrimonio filmico regionale
“Cross Border Cinema Culture”, nonché membro della giuria del concorso
documentari al Trieste film festival. La tavola rotonda comincia subito
con una battuta del regista George Agadjanean, che svela però alcune
difficoltà: “ è la prima volta che vengo in un paese dell’Unione
Europea. Per noi è molto difficile ottenere i visti: di solito vengono
richiesti per rimanere a lavorare nel paese di destinazione e per questo
nessuno mi voleva credere che io sarei venuto in Italia per un festival
di cinema e solo per quattro giorni!”. Il discorso si sposta poi sulla
produzione: “In Moldavia – prosegue Agadjanean – è molto difficile
trovare dei finanziamenti. I soldi non significano per forza qualità, ma
a me viene sempre da dire: “io ho le idee, datemi i soldi e vi
dimostrero’ di cosa sono capace.” Lavorare preoccupandosi continuamente
di non sforare il budget limita la creatività”.
La parola passa poi ad Ana-Felicia Scutelnicu: “io vivo a Berlino, in
Moldavia non ci sono le strutture adeguate. Però voglio raccontare le
mie storie, la mia gente: anche se vivo in Germania parlo dei miei
connazionali, delle loro vite da clandestini, di quello che devono
subire ogni giorno.”
Interviene anche Corso Salani: “quando sono stato in Moldavia, mi ha
accolto il direttore della “Moldavia Film” in maniera molto cerimoniosa:
se hanno accolto così uno come me vuol dire che non c’e’ grossa attività
all’interno dell’ente!” E si sofferma poi su un aneddoto: “nel mio film,
come in quello di Ana-Felicia, uno dei protagonisti è suo fratello.”
Ad analizzare la situazione dei finanziamenti ci pensa anche Dumitru
Marjan: “alla Moldavia Film hano pochi fondi, e quei pochi che hanno li
usano per produzioni proprie. E poi ti pongono dei vincoli assurdi: c’e’
troppa burocrazia, devi usare per forza i loro strumenti che sono
antiquati, anche la gente che ci lavora è antiquata. Noi dobbiamo quindi
affidarci ai fondi di organizzazioni internazionali, come l’Unicef.
Abbiamo iniziato dei rapporti di coproduzione con la Romania, anche
alcuni produttori francesi si stanno interessando. Qualcosa quindi si
muove, ma siamo solo all’inizio: aspettiamo il grande boom.”
Alla domanda di Fabrizo Grosoli se accetterebbero una produzione
italiana, Marjan ha risposto in maniera divertente: “ Certo! Dove devo
firmare?”.
Ha partecipato alla tavola rotonda anche la direttrice artistica del
Trieste film festival Annamaria Percavassi: “questi ragazzi qui presenti
rappresentano il cinema moldavo che deve crescere, abbiamo scelto ottimi
film, hanno delle belle facce e sono coraggiosi”. Il simpatico Marjan ha
così chiosato: “Non si tratta di coraggio. E’ che non abbiamo nulla da
perdere!”. |
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